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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Cuore di Barbagia: cuore di Sardegna

Grazie a un'improvvisa telefonata di una cugina di secondo grado che non incontravo da più di trent'anni, ho recentemente avuto occasione di trascorrere una giornata nel paese d'origine di mio nonno e nella zona circostante. La Sardegna è davvero un continente come la descrive David H. Lawrence; ovviamente è celebre per il suo mare che non conosce eguali fuori dalla fascia tropicale, ma prima di essere mare, la Sardegna è una terra antica, antichissima, che ha visto svilupparsi la propria civiltà e identità soprattutto all'interno. Io sono nata nel centro esatto dell'isola, l'ombelico di Sardegna, e mio nonno proveniva da un paese lì vicino, arrampicato a 1000slm e immerso nella zona più bella e interessante da un punto di vista boschivo e forestale di tutta la Sardegna. Boschi di querce e castagni, tra gli altri, ricoprono le pendici dei monti e le vallate giù fino ai fiumi di cui è ricca la zona. Il paesaggio è puntellato da ruscelli e cascatelle



che adornano piccole nicchie naturali a ogni curva delle tortuose strade, unico modo per giungere e visitare questi luoghi incantati. In primavera si possono ammirare tappeti di violette, ranuncoli e ciclamini e l'aria non sa del tipico elicriso, odore di Sardegna; sa di bosco, di terra umida, di castagne, funghi e ciclamini.

Il paese di mio nonno, Tonara, è famoso in tutta l'isola per uno dei suoi prodotti principe: il torrone, che è completamente diverso da quello che fa parte dell'immaginario italiano e spagnolo. Il torrone sardo è prodotto solo con miele, albumi e frutta secca (nocciole, noci o mandorle): tutto qui, la semplicità, che è sempre il più grande dei successi. Durante questa breve sortita, ho avuto proprio il piacere di visitare il museo del torrone, un museo aziendale allestito dalla famiglia Pili, torronai da generazioni, negli stabilimenti del loro torronificio artigianale, che continua a produrre questo concentrato di bontà con materie prime assolutamente genuine e di alta qualità. Poichè purtroppo non c'erano ristoranti aperti a Tonara, per pranzo siamo andati a Belvì, qualche chilometro più giù, e ci siamo rifocillati con prodotti locali nell'albergo ristorante L'Edera, letteralmente viziati da Marianna, la titolare, che ci ha presentato una processione infinita di antipasti e primi tipici della zona, come i ravioli di patate e menta e la fregula con funghi e salsiccia. Anche se, sarò sincerà, difficilmente scorderò il profumo e il sapore di questa salsiccia dell'antipasto!


Tonara, un paese arrampicato sui monti, con stradine strettissime e ripide che si inerpicano su uno dei rioni storici che riunendosi hanno fatto sorgere questo paese famoso per l'aria fina, il torrone, i campanacci e il suo legname.


Panorama di Tonara con la cattedrale di San Gabriele, vista dal giardino di P.zza Repubblica, da cui si gode una visuale bellissima.

Ho anche avuto cinque minuti liberi per entrare nella Chiesa di S. Antonio e ammirare i semplici, ma pregevoli affreschi del transetto e dell'abside della piccola basilica.






Lì vicino alla piazza si trova anche un punto cardine della festa del torrone (che si tiene a Tonara il giorno di Pasquetta), ovvero un forno all'aperto dove anticamente si preparava il torrone:


Era davvero tanto che non mi trattenevo a Tonara più di qualche ora in visita ai parenti; a dire il vero, da che ho memoria attiva non ricordo di aver mai visitato il paese per scoprirne angoli, scorci e tradizioni. Purtroppo anche stavolta ho visto pochissimo (ero lì per degli impegni, non in gita turistica), ma ho comunque potuto conoscere un po' di più di un centro che ha plasmato molto del mio essere. Perché le gite con mio nonno nel suo amato e curato pezzo di bosco proprio pochi chilometri prima del paese, hanno lasciato nel mio animo di fanciulla un'impronta che niente riesce a cancellare ancora oggi. Non credo esistano molti luoghi (sicuramente non in Sardegna e in Italia) che abbiano un effetto lenitivo sul mio animo come i boschi e i colori di questo angolo remoto di Sardegna (e come il territorio del Supramonte di Orgosolo, altra balia della mia infanzia e della mia crescita).


Panorama sui boschi, i castagneti e le valli, con le montagne sullo sfondo

Le circostanze stavolta mi hanno impedito di muovermi liberamente e di fare ciò che avrei voluto e sicuramente preferito a stare seduta a tavola per ore a rimpinzarmi (di grandi bontà però, quindi non me ne lamento affatto 😂 ). Per questo ho deciso che assolutamente prenderò un giorno per me, appena le temperature saranno più miti (perché lassù fa davvero fresco!) per tornare, armata di zainetto e scarpe adatte, e godermi sia i paesini che animano questo scrigno che, soprattutto, i suoi meravigliosi boschi che popolano i miei ricordi e di cui specialmente in questo momento il mio animo ha bisogno di nutrirsi.

Nella zona si trovano maestosi castagni secolari, sorgenti, cascate, fiumiciattoli, sentieri boschivi e nei paesi limitrofi anche importanti siti archeologici (come quelli del paese in cui sono nata, che ospita la cosiddetta Stonehenge sarda) e altri siti storici, come la bellissima gualchiera di Tiana, che valgono sicuramente una visita. Certo, le strade per arrivarci non sono delle più comode; ma soprattutto arrivando da altre zone interne della barbagia (come dalla mia città) si può godere di panorami veramente bellissimi:



Curve, curve, curve in continuazione


Attendo ora che la primavera si faccia davvero sentire per poterci tornare a raccogliere ciclamini e godermi questi luoghi ai miei ritmi e in silenzio, come piace a me.


Coltivo da tanto il sogno segreto (ora non più 😂 ) di metterci radici in questi posti e vivere un po' isolata, forse, ma sicuramente in pace e tranquillità. Nel frattempo, voglio esplorarli e respirarli quanto più possibile, cercando ispirazione nei meandri dei loro boschi.


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