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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Donne alla scoperta di sé stesse

Aggiornamento: 19 mar 2022


Mori Yōko, “Fiabe di letto”, trad. di Greta Annese, Giuliana Carli e Daniela Travaglini. Lindau, 2021. 288 pp., €22.

📚🇯🇵


Un’autrice che conoscevo di nome, ma non avevo mai letto. Una voce importante di un periodo storico altrettanto importante per il Giappone. Una donna che dà voce a una generazione di donne che decidono di (provare a) cavalcare una nuova modernità che sentono come occasione di libertà e liberazione.

In questa raccolta, tradotta a sei mani da tre donne, sono contenuti una novella, “Fame d’amore” (情事), e tre sezioni di racconti, ”Fiabe di letto” che dà il titolo al volume, “Il sogno di Cleopatra” e “Senza rancore”. Mentre le storie raccolte in “Fiabe di letto” hanno una lunghezza media da racconto (una decina di pagine), quelle delle altre due sezioni sono racconti brevi, di poche pagine. La novella iniziale è di circa 90 pagine. La scrittrice esplora quindi varie forme di narrativa breve, ottenendo risultati simili sulle varie lunghezze.


Il soggetto principale di queste narrazioni è il rapporto tra uomo e donna, la relazione amorosa o anche semplicemente sessuale tra uomini e donne, da una prospettiva però femminile. I racconti in prima persona hanno sempre una donna come focalizzatore, ma anche quelli in terza persona sono comunque narrati da un punto di vista chiaramente femminile. Il tema fondamentale di questa produzione è non solo l’esplorazione del tessuto delle relazioni tra uomini e donne nelle loro varie forme possibili, ma anche lo spirito di autodeterminazione e il desiderio di emancipazione delle donne giapponesi, in un periodo che vede una vertiginosa crescita economica nel Paese e una diffusione di benessere a cui tanti vogliono far seguire una maggiore libertà sociale e morale. Le donne giapponesi vogliono sentirsi libere di intrattenere il tipo di relazione che vogliono, senza doversi sentire giudicate (che il giudizio arrivi o meno è un’altra questione, irrilevante per molte di loro). Questa quasi accanita ricerca del proprio piacere, della propria libertà e del brivido della trasgressione, a volte, non necessariamente conduce alla felicità, perché non necessariamente trovare la felicità è lo scopo di questo modo di vivere. Questa ricerca di “amore” si rivela però spesso, per i personaggi tanto maschili quanto femminili, ma soprattutto femminili, anche un percorso dentro se stessi, di scoperta, di realizzazione, di maturazione e di presa di consapevolezza della realtà, fatta di piaceri sfrenati goduti in modo disinibito, ma anche di tradimenti nascosti, di bugie, di ipocrisia.


Le storie sono tessute alla perfezione, sono narrazioni compiute che siano lunghe novanta pagine o cinque; Mori Yōko dimostra di padroneggiare con grande maestria la materia narrazione e la sua voce risuona cristallina e raffinata.

Leggere le sue storie è stato come guardare un film o una serie giapponese degli anni Ottanta: grande potenza visiva e reale della sua scrittura e delle sue storie. I testi che ho preferito sono stati la novella di apertura, che davvero dà il senso di compiutezza di un film, e i racconti più brevi, per i loro finali d’impatto.


Ho davvero molto apprezzato questa lettura: mi ha divertita e intrigata e facendomi conoscere una scrittrice di gran livello narrativo, mi ha restituito un ritratto del Giappone anni Ottanta come quello visto tante volte nei film del periodo (che io ho sempre adorato).

Come sempre è una lettura che consiglio a tutti, ma soprattutto alle donne. Credo sia particolarmente interessante per noi osservare da una finestra che si affaccia su uno spaccato preciso e definito del mondo femminile, che al contempo però è universale e comune a donne di ogni luogo ed epoca.

L’ultima osservazione, forse molto personale, che vorrei fare è che leggere queste storie, conoscere queste donne smaniose di individualità ed emancipazione mi ha subito riportato alla mente le giovani giapponesi che nei primi decenni del Novecento incontravano per la prima volta la cultura occidentale con cui identificavano la modernità. Sarà forse perché il primo libro che ho letto quest’anno è proprio una raccolta di racconti sulle ragazze di inizio Novecento, ma non posso fare a meno di tracciare un parallelismo tra i due fenomeni. Devo anche purtroppo constatare come le attese di entrambe non siano state pienamente soddisfatte.

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