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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Epopea di una divisione

Aggiornamento: 11 giu 2023

Hwang Seok Young, Il signor Han. Baldini Castoldi Dalai editori: 2005. 123 pp., 13€.



Questo è il primo libro che lessi di Hwang Seok Young proprio perché era un testo breve e potevamo leggere per intero solo testi di ragionevole lunghezza, non possedendo ancora un livello avanzatissimo di coreano. Il libro mi appassionò tanto che mi misi a studiare la vita e la carriera dell'autore e poi nel tempo potei leggere altro, sia narrativa che saggistica. In questo caso, scegliendo di leggere ora la traduzione italiana, sapevo di imbattermi in una traduzione dall'originale fatta da uno dei pochi bravi coreanisti che abbiamo in Italia, nonché parente di un'amica, anch'ella coreanista. Niente quindi prospettava di rovinarmi la lettura.


Riporto qui il riassunto del libro dalla quarta di copertina, e poi procedo a parlare del mio pensiero su quest'opera: "Guerra di Corea: il destino di un Paese che verrà tragicamente spaccato in due. Vittima della brutalità degli eventi, della crudeltà umana. Gli scontri sono appena iniziati e il dottor Han, accusato di scarsa partecipazione alla politica dal regime comunista, è costretto a fuggire dal Nord al Sud, dove invece viene sospettato di spionaggio. Le conseguenze politiche, emotive e morali della divisione del Paese si ripercuotono anche sulle vicende umane del dottor Han, che si pone, sempre e sotto qualunque regime, un unico scopo: soccorrere i malati, aiutare chi ha bisogno e non soggiacere alle imposizioni, cercando di non farsi travolgere dalla sporca guerra. C'è lo strazio di una famiglia separata dalla divisione disumana della Corea, e la figura umile ma forte del dottor Han sorretto dall'incrollabile fede nei suoi ideali. Fra tradimenti, menzogne, fughe, sciacallaggi, cinica lucidità. C'è la patetica bellezza del personaggio, un candido, irriducibile prigioniero dentro l'ingranaggio della storia".

 

Quando lessi il libro per la prima volta, rimasi avvolta dall'inizio alla fine da un senso di impotenza, di ingiustizia, da un senso di soffocamento; la morte del protagonista, con cui inizia la narrazione, divenne per me alla fine quasi una liberazione. Mi immedesimai tantissimo nel personaggio e soffrii tanto, mentre lui mostrava sempre uno spirito incrollabile.

Stavolta l'esperienza di lettura è stata diversa perché conoscevo già la storia e il suo esito; il coinvolgimento non è però mancato, ma ha avuto un carattere più generale, di empatia e immedesimazione con la tragedia che tutto il popolo coreano ha vissuto con la guerra e i tanti problemi che sono seguiti al conflitto. Problemi e questioni di fatto ancora irrisolte, visto che i due Paesi non hanno firmato alcun accordo di pace, ma soltanto una tregua che, per fortuna, ancora dura dalla fine della guerra. Il problema delle famiglie divise, così come quello del sospetto nei confronti dei disertori e dei transfughi, però, continuano ad angustiare molti coreani, tanto al Nord quanto al Sud.


Il dramma della guerra di Corea fu vissuto dalla famiglia di Hwang Seok Young, e in seguito dallo stesso autore, in prima persona. Erano, infatti, una famiglia di coreani che vivevano in un territorio oggi cinese, ma allora nel nord della Corea, e fuggirono al Sud nel 1945, all'indomani della liberazione dall'occupazione giapponese. Seppur tecnicamente residenti a sud allo scoppio della guerra, la loro provenienza dai territori del nord ebbe un profondo impatto nel giovane Seok Young, che già ai tempi della scuola scrisse un racconto il cui protagonista fuggì al Sud durante la guerra, per poi tornare in Corea del Nord e trovare il proprio villaggio completamente distrutto.


Più avanti, negli anni Ottanta, lo scrittore fu coinvolto nei movimenti democratici che al Nord cercavano di affermarsi contro il regime; per questo fu accusato di collaborazionismo con il Nord e condannato a sette anni di carcere. Il conflitto tra Nord e Sud e le sue implicazioni e complicazioni sono dunque sempre state un tema della sua scrittura, ma soprattutto della sua vita vissuta. Questo suo primo romanzo ci racconta l'epopea di un medico della Corea settentrionale che, allo scoppio della guerra, cerca di continuare a vivere e lavorare con integrità in un mondo ormai sottosopra, che inevitabilmente travia le persone, a volte uccidendo la loro umanità. La rappresentazione è tanto realistica, che si può quasi definire come la cronaca (come dice il titolo originale 연대기) di un uomo e degli enormi sacrifici fatti nella condizione di persona divisa tra Nord e Sud prima, durante e dopo la guerra. La prospettiva non è tanto sulla situazione storica e sulla divisione politica tra le due Coree, quanto sulla natura umana, sull'umanità del protagonista sullo sfondo di quella situazione. Una persona integerrima e innocente che deve subire ogni sorta di violenza, macchinazione e tortura e poi morire sola. Il medico Han Young Deok assurge a solitario eroe di una generazione divisa dalla guerra, divisione che ha distrutto ogni fiducia e umanità.

Diversamente dall'amico Seo Hak Joon, che si unisce all'esercito del Sud, Han non prende posizione da nessuna parte; persegue una giustizia e un'idea di verità e innocenza, che non possono che entrare in conflitto con le circostanze storiche. Si ostina a non abbandonare i propri ideali e le proprie convinzioni. Il prezzo che pagherà per questa sua innocente ostinazione, "순수했디요", come lo definisce lo stesso amico, sarà altissimo. Solo sua sorella, Han Young Sook, anch'ella fuggita a Sud, dove si è stabilita con i figli e lavora in una lavanderia, gli starà accanto lottando per la sua innocenza e la sua libertà, inseguendo una giustizia quasi impossibile da ottenere, in un clima in cui ogni transfuga del Nord è visto come uno "sporco comunista" e necessariamente una spia.

Una figura altamente simbolica in questa storia è la figlia Hye Ja, nata dal matrimonio contratto a Sud, dopo la fuga e dopo la prima prigioniaòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòòk10-_, nonostante avesse famiglia a Nord. Hye Ja è anche lei una vittima della divisione; alla morte del padre, dopo averne visto la salma, fugge via portando con sé un taccuino preso dagli effetti personali dell'uomo e non vuole avere niente a che fare con il suo funerale. Non vi assisterà. Più che dal funerale del padre, fugge forse dalla vita di ingiustizie da lui subita a causa del conflitto e della conseguente divisione tra Nord e Sud, e dall'impatto che ciò ha anche sulla sua vita.


E la divisione, anche come percepita dalla figlia, non è solo quella materiale dei confini e delle famiglie divise, ma anche quella della propria identità, vissuta sia dalle famiglie divise che dai singoli transfughi e anche dalle generazioni successive discese da questi, come nel caso di Hye Ja, appunto. Il protagonista, Han Young Deok, è un essere umano che impersona questa divisione e il senso di smarrimento di una persona che ha perso le proprie radici; una figura che trascende il tempo e provoca empatia, a prescindere da epoche e situazioni, in tutti coloro che provano e vivono un simile smarrimento.

 

Un libro molto ben scritto, opera di uno dei più grandi scrittori coreani, che andrebbe letto da tutti coloro che coltivano un interesse per questo Paese, la sua storia e la sua cultura. Una scrittura fluida ed elegante è il suo marchio di fabbrica, così come il suo impegno sociale e politico, manifestati tanto nella vita che nelle sue opere. Non è un autore per chi cerchi svago, ma per chi voglia indagare e riflettere sulla natura umana e su come società, storia e politica plasmino le persone e influiscano sulla loro vita.

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