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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Frotte di pesci rossi: Okamoto Kanoko approda in Italia


 

Il libro del club per questo mese: "Frotte di pesci rossi" di Okamoto Kanoko, ed. Lindau 2018.

(Tit. originale: 金魚撩乱 (Kingyo Ryōran), 1937).



"Le creature semidivine, solo in parte mortali, di cui parlavano gli antichi miti greci non erano mero frutto dell'immaginazione. Esistevano veramente. Vivono nel mondo e tra di noi, anche oggi. Si sono semplicemente stancate della storia, divenendo insofferenti di ogni violenza e trivialità".


 

Eccoli i pesci rossi della nostra storia. Per Fuikichi sembrano essere oggetto, al contempo, di disprezzo, quel disprezzo mosso da un senso di inferiorità e irraggiungibilità; di desiderio, il desiderio di farli nascere, lui uomo, incapace di generare, e di selezionarli, di creare l'esemplare perfetto; di ossessione, perché sia nei mesi di studio intenso a Otsu in cui inizia seriamente gli esperimenti selettivi, sia poi rientrato a Yamanote, nei numerosi tentativi di selezione e anche nella patologica preoccupazione durante gli anni delle alluvioni. Proprio in ragione di questo groviglio tossico di sentimenti e pensieri, i pesci rossi diventano per lui la trasfigurazione di Masako. E nei confronti di entrambi, Fuikichi prova allo stesso tempo desiderio, ossessione, amore e disprezzo, pena. Pena per Masako che considera sprecata nella vita che ella sceglie di condurre e quasi un doloroso disprezzo per i pesci che frustrano continuamente i suoi tentativi. Sarà veramente nell'ultimo istante che comprenderà come avesse inutilmente idealizzato Masako e come altrettanto inutilmente si fosse accanito nell'impresa di creare, lui, uomo tutto sommato mediocre e spesso apatico, il modello supremo di quelle creature semidivine. Esse scaturiscono dalle situazioni più impensabili, più invisibili e nascoste; come le visioni che lo assalirono mentre in barca, semicosciente si faceva cullare dallo sciabordio dell'acqua e da quel turbinio insensato di immagini oniriche. Lì c'era l'immagine del pesce rosso che inseguiva, ma non fu in grado di vederla. Il pesce rosso torna da lui in un'altra situazione di semi incoscienza, ma stavolta è reale, tangibile. In quel momento, Fukuichi davvero deve essersi sentito risucchiare quel poco di vita rimastagli...


Questa è una delle linee che ho individuato leggendo la novella; in realtà spunti di riflessione e discussione non ne mancano di certo. Un elemento che puntella continuamente l'opera (e che ho apprezzato molto) è l'insistenza sui riferimenti storici e l'atmosfera delle epoche, a cavallo delle quali ha vissuto la stessa autrice, si percepisce ad ogni angolo (in particolare Taishō e inizio Shōwa). Vorrei solo aggiungere due parole sull'edizione: ho trovato lo stile un po' pesante, in particolare nella prima e terza novella, ma più nella prima e soprattutto nei passaggi descrittivi di scene e luoghi, molto meglio nella descrizione di pensieri, sentimenti e mente dei personaggi. Lì per lì mi sono chiesta se ciò non volesse magari dar conto di un altrettanto pesante e artificioso originale (che purtroppo non ho ancora avuto modo di leggere, neppure in altre traduzioni), ma anche le note hanno uno stile simile 😄 Ad ogni modo questo non mi ha assolutamente impedito di godermi la storia; sono abbastanza navigata da saper guardare oltre 😊 mi è piaciuta molto la novella omonima del volume e anche la seconda: l'ho trovata molto più scorrevole e capace di creare un'atmosfera e un'immagine coerente e a tratti poetica e mi ha ricordato certi testi di Kawabata nello stile. In sostanza sono molto contenta di questa lettura e anche del fatto che finalmente si inizino a portare in Italia anche autori meno conosciuti! Grazie Lindau!

 

Recensione originariamente apparsa sul mio account Instagram per il "Libro Giappone" di dicembre 2018.

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