Venerdì pomeriggio, vado a comprare qualcosa al market vicino a casa. Il cielo è grigio e anche se è autunno pieno fa caldo; meno però, perché soffia il vento. Vicino a casa, in un’aiuola pubblica incolta, sopravvive un piccolo susino ornamentale appesantito da un grosso nido, forse di storni, forse di passere. Ha già perso quasi tutte le foglie; non per l’autunno, ma perché ormai niente ha più un ordine. Il marrone freddo dei rami nudi e del nido contro il cielo grigio rendono un quadro di armocromie perfette. Voglio capire che nido è, ma mentre mi avvicino vedo su un ramo un batuffolo arruffato. Mi dà le spalle e so solo che è una passera, sarda o mattugia, non posso saperlo se non vedo la testa. Forse mattugia, perché sta lì solitaria, con la testa affondata tra le piume, in assetto protettivo da un freddo che non c’è. Eppure l’immagine, con i suoi colori, la sua staticità e il suo silenzio è di pieno inverno.
Poi vengo a sapere, e sentire, che su ha nevicato.
Loro sanno sempre tutto prima.
La commozione che ho provato a vedere quel quadro mi consola di tutti gli orrori. Il conforto vero lo trovo sempre e solo lì 🍂
Solo un rammarico: non aver avuto la prontezza di prendere l’iPhone dalla borsa e fotografare la vignetta.
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