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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Il sesto mese: giugno

Aggiornamento: 11 giu 2023

Ogni mese ha per me i suoi colori, i suoi profumi, i suoi ricordi e delle sensazioni uniche, che lo differenziano dagli altri mentre ne mantengono allo stesso tempo il filo del tempo e delle stagioni. Ci sono mesi che non amo tanto: perché non mi piace il clima o le attività che gli sono proprie o perché si porta dietro un bagaglio di lutti, tragedie e anniversari che ricordi solo per il dolore, non perché vorresti conservarne memoria.

Per fortuna, giugno non è tra questi. Giugno per me è un mese di rinascita, un'occasione e uno sprone a crederci ancora, a provarci ancora, un mese di speranze e luci che brillano per ricordarmi quali sono le cose davvero belle e davvero importanti della vita e della mia vita (è anche il mese dei miei frutti preferiti: albicocche, ciliegie e nespole). Io ho vissuto tanti tipi di giugno; il giugno dei tempi della scuola, che era per me l'epitome del conflitto emotivo: l'entusiasmo per l'estate che iniziava e che significava mare, serate in compagnia sotto le stelle, poter stare alzati più tardi senza pensieri e finalmente tempo per leggere molto di più i libri che non si ha tempo di leggere quando si va a scuola. L'altra metà della mela era la malinconia: io sono sempre stata una di quelle che amava i lunedì e l'arrivo di settembre, ovvero il ritorno alla routine, che se alla lunga stanca e può essere monotona, è anche la mia certezza in un mondo che fluisce incurante di me e dei miei pensieri. Il giugno dell'università è diventato piacevole solo dal terzo anno in poi, quando ormai gli esami rimasti erano solo quelli che mi piacevano di più, compreso quello finale di laurea (anzi, mi laureai proprio oggi, un bel po' di anni fa). Erano giugni che non odiavo né amavo: giugno era solo una transizione. Credo che la mia storia d'amore con giugno sia nata una decina d'anni fa quando mi sono trasferita in Asia orientale. Io, nuorese abituata a estati fondamentalmente calde e secche, ero letteralmente terrorizzata all'idea del giugno giapponese, che significava stagione delle piogge. L'umidità dell'Asia qui in Europa non sappiamo bene cosa sia: provate ad aumentare esponenzialmente la sensazione che provate nelle giornate afose d'estate e forse avrete un'idea.

Non avevo però alternative, arrivò giugno e con lui anche la stagione era arrivata e io dovevo in qualche modo attraversarla e sopravviverle. Mi ci sono voluti forse 2-3 giorni per innamorarmene. Piove, piove tanto, quasi sempre e spesso di quelle piogge torrenziali che trasformano le strade in fiumi in meno di un minuto; e quando non piove l'aria è comunque talmente irrespirabile che per il solo fatto di esistere e respirare si è fradici di sudore più di quanto lo si sarebbe d'acqua sotto la doccia.



Ma giugno e i suoi monsoni offrono lo spettacolo di alcune delle più belle fioriture in tutto l'anno: ci sono ancora gli ultimi fiori di azalea e rododendro, ma soprattutto questa è una stagione di viola e sfumature di azzurro perché gli iris giapponesi colorano giardini e bordi di laghetti in tanti templi e parchi e poi anche dell'azzurro, del rosa e del bianco dei globi di ortensie in fiore, il fiore simbolo del periodo, che rallegrano e leniscono l'animo con i loro colori. 


L'ultima ortensia che ho adottato

E ovunque il verde ridente degli alberi che ora raggiunge il massimo fulgore. La stagione delle piogge significa calme lumachine che passeggiano sulle grandi foglie delle ortensie e giovani e vivaci rane che animano le sere (e anche i pomeriggi in Giappone) con il loro simpatico e per me piacevole canto.

Poi la sera, al buio, lungo corsi d'acqua e campi si può godere il magico spettacolo delle lucciole che in Giappone per fortuna sono ancora presenti in gran numero. Dalle finestre fanno capolino i teruterubozu, solitamente fatti a mano, con tante faccine diverse, che devono richiamare il bel tempo e far tornare a splendere il sole. Il canto delle rane è spesso accompagnato dai furin, campanelli a vento appesi ai porticati che suonano dolcemente scossi dal vento. Sì, è vero, piove tanto, ma anche questa stagione ha il suo fascino. Giugno è diventato tutto questo per me; e l'ho amato, lo amo profondamente. Purtroppo le circostanze mi hanno riportato in Italia, come sapete, e qui giugno non è la stessa cosa. Però non è più neppure lo stesso giugno di prima per me: è un giugno a cui sono riuscita a dare un nuovo ruolo, un nuovo significato, una nuova immagine. Un giugno che, bene o male, amo ancora.

Ora è diventato per me davvero una finestra sull'estate: consapevole, nessuna malinconia, nessuna aspettativa, solo l'essere cosciente di ciò che ho ottenuto e raggiunto fino a quel momento e del tempo che ancora ho davanti nell'anno per realizzare ciò che mi sono prefissata di fare. So che così può sembrare un mese di bilanci, e in effetti lo è, perché conclude il primo semestre dell'anno; ma non lo percepisco come opprimente o angosciante per questo. Al contrario, lo sento rassicurante, perché illumina tutto della consapevolezza che c'è tanto da fare, ma che il tempo c'è e che farlo sotto il sole e tra i papaveri in fiore sarà solo più piacevole!

"Il mese di giugno si distese all'improvviso
nel tempo, come un campo di papaveri" (Pablo Neruda)

I papaveri. Questi sono i nuovi fiori del mio giugno europeo. Non è che manchino le ortensie; sono uno dei fiori che più mi ricordano mia nonna e ne sto riempendo il mio giardino, però il fatto che siano di stagione non significa che siano i fiori più caratteristici. Qui, dove fa caldo e relativamente secco in questo mese, i fiori che catturano il nostro occhio in ogni dove sono i papaveri.



Semplici, resilienti e selvaggi spuntano in ogni dove, in mezzo ai campi coltivati, nelle campagne incolte, nei giardini e in quelle crepe dell'asfalto dove sembra impossibile che possa sbucare la vita. Ne amo quel colore rosso così acceso e così comunicativo: perché i papaveri parlano. I papaveri dicono che l'estate è qui, che il grano sta maturando, che per distinguersi bisogna essere se stessi, forti, coerenti, determinati e indossare, con naturalezza, il proprio colore. Qui il loro colore è un rosso corallo acceso. Non puoi non vederli, non passeranno mai inosservati; anche se li ritieni di poco valore, rimarranno comunque impressi nel tuo immaginario e li canterai, li dipingerai, li stamperai su tessuti, non li scorderai. I fiori di campo e le passeggiate al parco sono il mio nuovo giugno da quando ho lasciato il Giappone e sono andata prima in Corea e poi qualche anno dopo rientrata in Italia; i fiori di campo e quelle serate limpide, fresche, ma piacevoli, in cui ami passeggiare lungo il fiume, al parco, o sul lungomare, perché le folle di vacanzieri non hanno ancora invaso le coste e puoi goderne gli ultimi attimi di pace. Per questo preferisco il lungofiume.



Giugno poi è per me anche un mese di preparativi: preparativi per il mare, preparativi per la prima metà di luglio che è per me il momento più importante dell'anno, preparativi per l'autunno, perché poi luglio e agosto volano tra un tuffo e una gita e il tempo per sederti a organizzare e pianificare non riesci ad acchiapparlo facilmente. Quest'anno giugno segnerà anche un momento importante professionalmente, quindi mi serve ancora più concentrazione nei miei preparativi.

Questo nuovo giugno è una sfida vinta con me stessa e con la vita: un ulteriore segno che sono uscita dal circolo vizioso che mi precipitava nel buio ogni volta che qualcosa mi deludeva, mi feriva, mi faceva star male. Aver perso il mio giugno preferito sarebbe stata una tragedia un tempo e avrebbe per sempre compromesso il mio rapporto con questo mese. Invece ora sono stata capace di mantenerlo e ridisegnarlo, così come lo vedo davvero dentro e fuori di me e come mi fa stare bene. Sono finalmente più connessa con il mio io interiore e con il mondo che mi circonda e riesco a muovermi facilmente su questo filo che ci collega.


Oggi finalmente ho avuto una mezz'ora per dedicarmi alla manicure: ora ho le unghie delle mani rosso papavero.





P.S.: un piccolo promemoria per tutti: i nomi dei mesi e dei giorni della settimana si scrivono in minuscolo in italiano ;)


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