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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

"Later!": Zwischen Immer und Nie -

Aggiornamento: 28 feb 2020


Raramente mi capita di guardare un film tratto da un libro prima di averne letto il libro; solitamente mi capita il contrario. Forse perché il numero dei libri che ho letto è decisamente più alto di quello dei pur tanti film che ho visto. Negli ultimi mesi, però, un po' perché la malattia rendeva molto difficile la lettura, un po' per caso credo, ho guardato molti film e letto, ahimè, meno libri, ma un buon numero di quei film erano tratti da libri più o meno famosi e più o meno recenti.

Tra questi c'è stato il planetario successo di Luca Guadagnino, liberamente adattato dal libro di André Aciman, ovvero Call Me by Your Name.



Ho visto per la prima volta il film lo scorso settembre, anche se erano diversi mesi che avevo intenzione di farlo (appena ne venni a conoscenza); però non avevo potuto. Subito dopo ho deciso che avrei acquistato anche il libro. Anche se lo si dice tanto spesso da farlo apparire ormai come un luogo comune, è raro che un film sia meglio del libro da cui è tratto. In linea di massima mi trovo d'accordo con quest'affermazione, partendo però dal consapevole presupposto che paragonare libri e film è poco corretto in partenza: si tratta di linguaggi molto diversi per poterli porre sullo stesso piano e confrontarli e giudicarli. Ma nella nostra umana natura di peccatori, cadiamo sistematicamente in questo errore (io per prima). Mi è difficile sottrarmene, perché quando leggo un libro io sto guardando un film (come ho già scritto altrove) e quindi mi aspetto che il film che ne traggono non dico sia come il "mio film", ma che renda del libro un ritratto fedele delle inquadrature, delle luci, delle sensazioni che io provato leggendolo nella mia mente. Raramente è stato così: i film erano spesso diversi tanto dal mio film quanto dal libro, e non intendo necessariamente in senso negativo. Solo perché un film (inevitabilmente) adatta e modifica un libro per seguire i propri ritmi e la propria sintassi, non significa che la fonte originaria ne risulti deturpata o mutilata. Leggere un libro come Howard's End e poi passare a guardare la trasposizione a cura di James Ivory non significa precipitare da un romanzo profondo e psicologicamente complesso ad un film non all'altezza. Ovviamente il film non potrà mai rendere i moti di un animo e di una mente turbata e agitata come il respiro di chi annaspa travolto da un fiume, ma trovo che il film renda comunque benissimo l'atmosfera e i rapporti tra i personaggi e le loro azioni. E così potrei dire di altri film.

Questa, in ogni caso, è la realtà con cui mi sono sempre trovata fino a oggi a rapportarmi. Per questo motivo è stato molto interessante trovarmi una volta tanto a guardare un film tratto da un libro che non avevo ancora letto.


Genesi di un giudizio Non intendo girarci tanto intorno e dico subito che il film mi è piaciuto tantissimo: è risultato tra l'altro fedele all'idea che mi ero fatta e all'atmosfera che avevo sentito guardandone il trailer. Mi ha emozionata come non mi capitava davvero da tanto tempo guardando un film: il ritmo, la fotografia, i cambi di scena, i dialoghi e le interpretazioni li ho trovati tutti di alto livello. Potete immaginare quale curiosità abbia insinuato in me nei confronti del libro. Me lo sono regalato per Natale e sono finalmente riuscita a leggerlo a marzo. L'ho trovato bello, molto bello. Non so se più del film. Sì, avete letto bene. Non sono sicura che il libro sia meglio del film, per dei motivi che ora illustrerò. Non posso escludere, perché non sono una psicanalista e non posso analizzarmi da sola, che il fatto di aver vissuto un'esperienza così bella, profonda e forte con il film non influisca nel mio giudizio complessivo relativamente al libro; però ci sono dati proprio oggettivi nel libro che per me hanno stonato un po' rispetto all'interpretazione che ne ha dato Guadagnino.

Corrispondenza tra film e libro

Libro e film sono molto simili: scene e battute perfettamente corrispondenti. Libro e film sono molto diversi: al di là dell'ambientazione diversa (su cui mi soffermerò più sotto), e al di là di scene, personaggi e istanze narrative che necessariamente non potevano rientrare in un film di due ore, in lunghi tratti libro e romanzo non potrebbero ritrarre in modo più differente la storia di Elio e Oliver, ma soprattutto l'animo di Elio. Il libro si sofferma lungamente, ripetutamente, a momenti fastidiosamente, sull'ossessione puramente sessuale di Elio nei confronti di Oliver. Ad un certo punto, è vero, Elio confessa a se stesso e a noi, privilegiati spettatori del tumulto adolescenziale che gli turbina dentro, che tutto ciò che ha provato, pensato, odiato, compreso, non compreso, combattuto, assecondato, provocato, rigettato fino a quel momento, era dovuto nient'altro che al fatto di essere innamorato di Oliver, e di esserlo stato dal primo istante. Devo dire che l'insistenza sul fatto che il suo fosse solo impulso sessuale, ad un certo punto effettivamente stava per convincere anche me che la dimensione romantica e puramente sentimentale data alla storia da Guadagnino non fosse che una sua scelta di allontanarsi dall'opera originale.

La prima grande differenza è proprio questa: il libro è un interessantissimo, bellissimo e profondissimo viaggio nella mente di un adolescente (anche se non certo un adolescente qualunque - la cultura di Elio è quasi irritante per la sua giovane età :D ); il film è una nuvola rosa-dorata e calda che avvolge un regno di sentimenti universali, che trascendono età, sesso, o qualunque altra categoria che si riveli poi insignificante davanti alla commovente prepotenza dei sentimenti, dell'amore. Certo, nel film non mancano i momenti e le scene a forte carica erotica (pensiamo solo alla pesca, che per qualche giorno ho faticato a desiderare di mangiare :D); ma non sono assolutamente il centro della narrazione e se anche non ci fossero, credo che per lo spettatore cambierebbe poco, alla fine rimarrebbe comunque scosso e turbato dalla sola bellezza dell'amore.


Ritratti d'amore

In questo credo che il film (seppur volutamente diverso) sia stato però meglio strutturato: è più coerente e anche i ritmi dello sviluppo della storia sono ben costruiti. Confesso che leggendo il romanzo, soprattutto direi il primo terzo o quarto del volume, la narrazione ha diverse battute d’arresto: il ritmo vacilla e si indugia troppo su riflessioni o scene che fanno perdere i colori della storia. Si alternano poi momenti in cui la scrittura invece mi commuove: come un passo a pagina 64-65 della mia edizione, dove Elio si chiede:

“Did I want to be like him? Did I want to be him? Or did I just want to have him? Or are “being” and “having” thoroughly inaccurate verbs in the twisted skein of desire, where having someone’s body to touch and being that someone we’re longing to touch are one and the same, just opposite banks on a river that passes from us to them, back to us and over to them again in this perpetual circuit where the chambers of the heart, like the trapdoors of desire, and the wormholes of time, and the false-bottomed drawer we call identity share a beguiling logic according to which the shortest distance between real life and the life unlived, between who we are and what we want, is a twisted staircase designed with the impish cruelty of M. C. Escher” (prima e seconda pagina della seconda sezione del libro, per chi avesse la versione italiana).

Questi non sono solo interrogativi di adolescenti (comunque molto intelligenti e che abbiano letto tanto…), ma dubbi e tormenti che assalgono qualunque persona travolta da una forte passione e da un frastornante amore. Qual è il confine tra desiderare carnalmente qualcuno e voler essere quel qualcuno per possederlo dal di dentro, per goderne appieno in ogni anfratto del suo essere. Sono domande esistenziali che possiamo estendere anche al di fuori dell’ambito puramente amoroso o perfino emotivo-sentimentale. L’autore risolve proprio nel titolo questo enigma:

““Call me by your name and I’ll call you by mine,” which I’d never done in my life before and which, as soon as I said my own name as thoug it were his, took me to a realm I never shared with anyone in my life before, or since”.

Ciò che amiamo ci definisce e noi definiamo ciò che amiamo, in un fluire e rifluire di discorsi, emozioni, sensazioni, sussulti, scoperte. Questo interscambio tra due entità, ognuna carica del proprio bagaglio emotivo ed esperienziale, rende unico un legame tra i tanti che come le stelle costellano l'universo.

L'immagine evocata dal titolo e dal discorso narrativo che l'autore vi costruisce intorno è certamente il colpo di genio che ha reso tanto popolare quest'opera.

Anche i versi di Celan continuamente riportati da Elio assurgono a forte simbolo dei suoi sentimenti per Oliver:

Nachts, wenn das Pendel der Liebe schwingt
zwischen Immer und Nie,
stösst dein Wort zu den Monden des Herzens
und dein gewitterhaft blaues
Aug reicht der Erde den Himmel.
("Di notte, quando il pendolo dell'amore
oscilla tra il sempre e il mai,
la tua parola si congiunge con le lune del cuore
e i tuoi occhi blu e tempestosi
porgono il cielo alla terra", trad. mia).

La loro unione, tanto spirituale quanto intesa come una storia destinata a breve vita, fluttua in una dimensione che si astrae necessariamente dalla realtà di un estate che trascorre veloce e da un mondo che può non essere pronto ad accettarli, così come loro sono nonostante tutto tormentati dal sentimento che li travolge e li divora. Il loro tempo è incastonato tra il sempre del sentirsi come destinati da sempre e per sempre e il mai di una storia che non sarà, che non ha futuro, che già nel suo essere non è. Ho trovato che sia la citazione che lo stile con cui tanto il libro quanto il film tracciano la storia di Elio e Oliver rendano perfettamente quest'impermanenza, questa eterna fugacità.


Incongruenze geografiche

Il ritmo spezzato di parti lente e macchinose alternate a pagine di poesia ed emozione a cui ho accennato sopra è però un difetto su cui si può sorvolare se paragonato alle inesattezze geografiche.

Guadagnino ancora una volta si differenzia dalla fonte e colloca la sua storia in una non meglio definita zona del nord Italia (sicuramente comunque in Lombardia) e la scena finale prima dell'addio ha luogo in una splendida Bergamo notturna e pressoché deserta.



Nel libro invece la vicenda italiana si conclude a Roma e tutto il resto è ambientato sulla costa ligure: i nomi delle località sono tutti puntati all'iniziale, ma da altri indizi si intuisce che B. sia Bordighera. L'indizio è inequivocabile perché lo stesso Elio dice che in quella località aveva soggiornato e dipinto Monet (numerosi sono i quadri del suo periodo nella Riviera di Ponente raffiguranti Dolceacqua e Bordighera). Il problema sorge quando in quella zona, a breve distanza, percorribile in bicicletta in poco tempo, pare, viene collocato anche il luogo in cui perì Shelley, il celebre poeta romantico inglese. Ora, perché sono anglista mi è venuto facile trasalire all'istante, sapendo bene dove Shelley abbia perso la vita; ma una qualunque breve ricerca su un libro o su Google può dirvi che Shelley è morto a Lerici nel Golfo di La Spezia, mentre Monet ha appunto soggiornato a Bordighera, in provincia di Savona, non lontano dal confine francese, ovvero all'estremità opposta della Liguria. Difficilmente una distanza simile è percorribile in bici in pochi minuti; difficilmente Lerici può trovarsi nei pressi di Bordighera... Io non so se l'autore sia mai stato in Liguria; ma vista e considerata la ricorrente citazione di "Monet and Shelley" come se i due fossero due spiriti che insieme ancora aleggiano nei luoghi in cui hanno soggiornato (e nel caso di Shelley anche nel luogo del suo ultimo respiro), credo che per scrupolo avrei dato una controllata a una cartina geografica della Liguria. Non so se questa grossa incongruenza sia stata messa in luce da qualche critico o da qualche recensione; io sinceramente sono rimasta abbastanza sbigottita e ho letto e riletto tutti i passaggi con i riferimenti di questi luoghi in relazione ai due artisti, per assicurarmi di non aver capito male. Ma non è così: li colloca proprio nello stesso posto, a breve distanza e a 3 pagine d'intervallo anche nel libro. Ma vabbè, che sarà mai, una piccola imprecisione, in fondo è uno straniero, potrà dirmi qualcuno; no, non è una piccola imprecisione: è grossa e trasmette un senso di negligenza e superficialità che sinceramente non mi sento di perdonare a un'opera altrimenti bella e giustamente apprezzata in tutto il mondo.


Astraendo per un attimo questo problema dal romanzo, il giudizio è complessivamente positivo: il libro è ben scritto ed estremamente coinvolgente, per cui lo consiglio sicuramente a chi abbia visto il film o a chi intenda farlo; ma lo consiglio comunque a tutti, perché non è diventato un best-seller per caso.

Il film, credo si sia capito, lo consiglio caldamente a tutti. Il regista siciliano ha davvero riscritto una storia bellissima e anche i due attori protagonisti sono certamente tra gli artefici del successo di questa pellicola. Non sono solo evidentemente bellissimi: sono bravissimi (in particolare brilla il talento di Timothée Chamalet nei panni di Elio) e assolutamente perfetti per i rispettivi ruoli, ma soprattutto insieme. Un'accoppiata davvero perfetta.


Ultima nota per chi avesse visto il film e non (ancora) letto il libro: la sezione finale del romanzo ci racconta cos'è successo dopo... quindi se volete saperne di più sul destino della loro storia dovete leggerlo!

Un seguito

Sappiamo che è in produzione un seguito del libro e anche un seguito del film. Sarà molto interessante vedere che vicende svilupperanno (soprattutto perché il primo libro, appunto, già racconta cosa sia successo dopo l'addio a Roma).


Spero di aver incuriosito chi non avesse ancora letto il libro o guardato il film o non conoscesse proprio entrambi e spero quindi che vi sentiate stimolati a farlo. Per chi ha esperienza almeno di uno, cosa ne pensate? Vi è/vi sono piaciuto/i? E perché?

E poi, generalmente come vi rapportate a un libro e al film da esso tratto? Solitamente preferite leggere prima il libro o guardare prima il film, o, come me, avviene per caso e non ci badate tanto?


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