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Murakami Haruki - "Scheherazade". Il mio primo incontro...




Lo confesso. Questo è il primo racconto di Murakami che leggo. Ho letto i romanzi, ma non avevo ancora letto un racconto. Strano, per una come me, paladina perdutamente innamorata della narrativa breve. Evidentemente si trattava solo di un'occasione mancata, visto che si è presentata ieri e proprio sulle famigerate pagine di Facebook^^ (a riprova che pure FB va saputo usare; non è dannoso in sé). Letto ieri prima di addormentarmi e riletto stamattina, la mia impressione non cambia. Mi è piaciuto molto; e non lo dico perché di parte: Murakami sarà pure di Kyoto e un grande scrittore, ma non è assolutamente tra i miei preferiti né tra quelli che amo. Però gli do atto e merito di dire - stupendamente - cose che noi sappiamo e dobbiamo sapere, cose "scontate e risapute", ma che spesso scordiamo o a cui non pensiamo, non diamo attenzione. In tutto ciò non è mai banale, mai. Il mio non è un giudizio di parte nemmeno per il titolo del racconto, Sherazade, mia eroina da sempre, e quindi per la citazione delle "Mille e Una Notte", opera che io amo personalmente e "professionalmente". Mi è piaciuto perché è bello e ben scritto. Ci sono racconti che essendo brevi sono... brevi; episodi, attimi, scene di esistenza. E ci sono racconti che in un episodio o un attimo raccontano una vita. Questo non spazia molto temporalmente all'interno della storia, ma si ha decisamente l'impressione di aver letto almeno un romanzo breve. È denso nel suo esser scarno. Peccato solo non aver potuto leggerlo in originale, ma sono certa si tratti di un'ottima traduzione, perché pur in una storia non spiccatamente giapponese, ma più che altro umana, esistenziale, io non riuscivo a vedere altro che dei giapponesi nei protagonisti. Insomma, l'identità traspare^^ 

Bello. Spero di poter presto leggerne altri~

Potete trovare "Sherazade" a questo indirizzo: http://www.newyorker.com/magazine/2014/10/13/scheherazade-3 Originariamente pubblicato l'8 ottobre 2014 su un mio vecchio blog dismesso.

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