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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Risate, risate. Ma risate taglienti e amare.

Liu Heng, La vita felice del ciarliero Zhang Damin, Atmospherelibri.


Quando ho preso questo libro, uno dei più belli letti quest’anno, davvero bellissimo, che mi ha conquistato per la copertina, mi sono accorta che poteva entrare in varie categorie della #leggilacinachallenge di @julesmalano insieme a @scaffalecinese@leggerelacina e @hanzilovers , come appunto copertina, ambientazione a Pechino e, per me, opera di un autore mai letto. Ma è anche un libro vincitore di un premio letterario: Premio Lao She nel 2001. È per questa categoria che ho deciso di proporlo.


Questo breve romanzo traccia un disegno spietato e ironico della Pechino degli anni ‘90 attraverso le vicende tragicomiche del protagonista, Zhang Damin, e della sua famiglia. Il nostro personaggio è un operaio in una fabbrica di vernici che con il suo magro stipendio sostiene la madre vedova, la moglie e i quattro fratelli, tutti chiamati con un numero in ordine di nascita (Ermin - 2min, Sanmin - 3min, etc.), che non sono particolarmente fortunati con i soldi, il lavoro e le relazioni. Si percepisce una netta divisione della narrazione in due parti: la prima è comica, a tratti grottesca, senza dubbio molto divertente, nonostante trapelino in modo chiaro l’ironia e un’aspra critica alla società.


Il tono inizia a cambiare inizialmente con la nascita del figlio, Zhang Shu, e con i vari eventi familiari successivi: la crisi matrimoniale di Sanmin, che scopre che la moglie si prostituisce, e il matrimonio di Ermin che la allontana, anche fisicamente, dalla famiglia. Wumin parte per studiare all’università nel nord-ovest e Simin è sempre più concentrata sul suo lavoro di ostetrica, tanto da diventare ogni anno la migliore nella sua clinica. Sì estrania sempre più dalla famiglia, fatta eccezione per il suo amato nipotino. Questi eventi si dipanano intorno a uno stile che si affida sempre meno al comico, diventando invece sempre più amaro. Il punto di rottura, che segna un’impennata nella presenza di critica, sarcasmo, rabbia a tratti, e disperata rassegnazione, è rappresentato da due eventi devastanti per la famiglia e quasi contemporanei.

La loro casa, la casa del melograno che cresce in mezzo al letto di Zhang Damin, deve essere abbattuta e loro verranno trasferiti in un appartamento di quelli tutti uguali. Per le proteste contro il trasferimento, Damin viene arrestato e viene poi licenziato, poco dopo essere stato promosso sul lavoro. L’altro evento è l’improvvisa malattia di Simin, che la porterà presto alla morte. Dopo la sua morte la famiglia, in un’atmosfera cupa e mesta, si trasferisce nella nuova casa.

Liu Heng è un maestro nel tessere i temi e i toni della sua narrazione, che dovrebbe forse ricevere considerazione e apprezzamento da un pubblico più vasto, perché è un capolavoro di critica sociale.

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