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  • Immagine del redattoreMadeleines & Cahiers

Wintering: il mio tempo

Sono sicura di averlo già detto, forse più di una volta. L'inverno è in assoluto la mia preferita tra le stagioni, e lo è per tanti motivi. Il freddo, le festività legate alla stagione, più tempo trascorso in casa, a dedicarsi finalmente a tante cose trascurate per godersi le belle giornate all'aperto nelle altre stagioni; la luce. So bene che l'inverno è di solito identificato con le giornate brevi e le notti lunghe, ma l'inverno è la stagione in cui lentamente le giornate tornano a crescere a partire dal solstizio. E gennaio è un mese famoso per le sue secche, giorni in cui non piove né nevica e il sole splende nella sua bellezza su un paesaggio almeno apparentemente spoglio e addormentato.



La luce è uno dei motivi per cui amo tanto l'inverno; il sole mai troppo alto, la luce sempre trasversale e come avvolta in un'aura ovattata. Per me è la luce più bella di tutte.


E poi ne amo la lentezza. L'inverno è una stagione in cui tutto sembra rallentare se non fermarsi. Gli animali si avvistano più di rado, o sono comunque meno attivi. Non vediamo fiori sbocciare e frutti crescere e maturare. Tutto è fermo, lento, spoglio. E tutto è più silenzioso.

Ecco perché è la stagione ideale per me.




L'inverno è anche però una stagione che sotto l'apparenza della staticità e della desolazione nasconde invece un concentrarsi di energie vitali, che si preparano a irrompere a inizio primavera in una esplosione di vita e vitalità. I fiori, le piante, gli alberi che rinascono come da una morte sono un fenomeno di una forza incredibile.


Da tanto tempo desidero scrivere qualcosa sull'inverno; spero che queste poche righe possano essere il nucleo iniziale di qualcosa di più ampio e profondo che arriverà appena sarò in grado di dedicarmici. L'occasione per rompere il ghiaccio me l'ha data la prima voce di un libro che ogni anno accompagna le mie giornate, e che fa queste riflessioni sull'inverno:


“We are in the depths of winter, but let me tell you the nature watcher’s secret: springs starts in January. You have to look carefully, but as the year turns you can step outside and find something that tells you that the long nights are coming to an end and that the heat of the sun is slowly returning.
If you can watch a little bit of nature every day in January then the rest of the year is going to be a breeze. You have to work much harder to find nature in the winter, but that makes what is there all the sweeter”.
Andy Beer

While I do not agree 100% with what he says (nature is everywhere, it doesn’t need to be “found” in winter more than in any other season, for starters), January is my privileged month for a day to day, hour to hour even, observation of nature and the wondrous subtle changes it silently undergoes during the winter months. This is why winter is my favourite season of all: it is slow, silent and subtle. ❄️

(La citazione e queste quattro righe di commento compaiono come post sul mio profilo Instagram)


Non sono del tutto d'accordo con Andy Beer; la natura non è qualcosa che dobbiamo cercare in una stagione. La natura è tutto, stagione compresa; in inverno semplicemente tutto rallenta, come è nel ciclo naturale delle cose, per risparmiare e al contempo raccogliere energie vitali per le stagioni più ricche e frenetiche che verranno, in attesa del prossimo riposo. E così, ciclicamente, ogni anno.


E sebbene in inverno tutto si fermi e non siamo più avvolti dal ronzio incessante degli insetti, o dal via vai degli uccelli con il loro variegato concerto, l'inverno e soprattutto il mese di gennaio sono per me il momento ideale per osservare la natura. All'occhio attento che sa fermarsi a osservare minuziosamente, i minuscoli cambiamenti all'opera ogni giorno sono facilmente visibili anche in una stagione lenta e inerte come questa. Anzi, è proprio la sua lentezza, con il suo silenzio, a favorire l'osservazione dei fenomeni e dei piccoli mutamenti, che sono però anche quelli più essenziali, alla base di ogni fenomeno più visibile.


Quest'anno l'inverno non è iniziato bene per me; solo adesso il malefico virus che ha occupato il mio corpo nella seconda metà di dicembre inizia a darmi tregua. Non sarà facile buttarmi subito fuori all'aperto a osservare direttamente ciò che accade sotto la coltre immobile della stagione; nel frattempo lo farò attraverso un mezzo privilegiato e anche simbolicamente perfetto per questa attività, la finestra.


Vedo già il cambiamento della luce e soprattutto vedo la disperazione degli uccelli che, faticando ad alimentarsi, si buttano a pesce a ogni occasione di un pasto inaspettato. Alla mia mangiatoia è un continuo via vai di cince e passere. Purtroppo, ora che l'albero fuori dalla mia finestra è caduto, le specie che verranno a visitarla saranno solo queste due. Ma voglio sperare che anche i pettirossi, i codirossi, i fringuelli, i cardellini e le capinere riescano a ritrovare la via della mia finestra, che ne abbiano un debole ricordo dalla scorsa stagione, anche se ora non c'è più un appoggio diretto.


Mi godrò questo mese il più possibile, come faccio ogni anno, sperando che anche stavolta oltre ad essere il primo mese, sia anche quello che scorre più lentamente.

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